Incontrare per Caso il Teatro e Innamorarsene

La fine mi lascia sempre l’amaro in bocca, la nostalgia in petto e gli occhi umidi.
Nell’inizio è implicita la conclusione e questa è una verità che io non accetto facilmente. Guardo Giuseppe, la Prof, Silvia, Alessandro, Sofia, Chiara, Francesco, Georgiana, e poi penso ad Alessia, Nicolò e il grandissimo et illustrissimo Dioniso (che in realtà si chiama Luigi, ma per me è Dioniso), che stasera sono assenti. Passeranno mesi prima di vederli di nuovo, forse anni o forse non ci sarà mai una prossima volta, e tra i “Dai che ci rivediamo” emergono alla mente tutte le cose che mi hanno insegnato anche senza saperlo, di nascosto, discretamente. Dioniso e la cabalà, Treppiedi con i treppiedi, Silvia e i bignè. La prof, Damiana, che mi ha permesso di conoscere questo piccolo angolo di mondo fatto di arte e bellezza, che mi ha aiutato a svelare una passione a cui non avevo mai dato ascolto, forse per paura o per immaturità. In quella nefasta disgrazia che incombe sulla scuola italiana da ormai qualche anno, l’Alternanza Scuola Lavoro, noi abbiamo trovato del bello, dell’utile all’animo. Abbiamo incontrato per caso il teatro, che non è solo attori ma anche scena luci suoni cassa posti a sedere riprese e burocrazia, ma ora è sedimentato in noi come ogni spettacolo che abbiamo visto: spettacoli che ci hanno fatto idealmente viaggiare e arrivare in Sicilia con A Testa Sutta, a Parigi con Radio Maigret, a Napoli con Canti e Ipocondrie d’Amore, nella città inventata di Giufà e il Mare, a Richieri con Uno, Centomila, Nessuno, e infine in una foresta incantata in qualche angolo della Spagna con Caperucita Roja.
Questo peregrinare si è concluso. La stagione dei nuovi linguaggi è terminata, ma certe emozioni non te le togli di dosso facilmente.
di
Beatrice Bottini